Venerdì 24 febbraio
alle ore 18,30 alla Sala della Gran Guardia di Padova inaugura DRO DRONE LAND
personale di Maria Candeo organizzata dal Comune di Padova, Settore Cultura,
Turismo, Musei e Biblioteche, che rimarrà aperta fino al 26 marzo 2017.
L’esposizione, curata da Enrica Feltracco, presenta 30 opere recenti dell’artista
padovana, la cui cifra espressiva risiede nel tradurre e rimodulare
immagini di paesaggio, riprese dai satelliti e dai droni, in dipinti, monotipi
e grafiche.
La ricerca di Maria Candeo, infatti, prende avvio dalla
visione dall’alto, ovvero dalle fotografie scattate dai satelliti,
attualizzando in un’ottica contemporanea la rappresentazione ‘a volo
d’uccello’, propria dell’arte antica.
L’artista padovana usa queste immagini come modello da
riportare sulla tela o sulla lastra d’incisione, attraverso un lungo e attento
processo fatto di texture sovrapposte, di delicate
velature o di accostamenti cromatici molto studiati. Il paesaggio ritratto dal satellite, benché sfugga a ogni caratterizzazione geografica e a ogni tentativo di tracciare linee nette tra solidi e liquidi, tra terre emerse, fiumi, minerali, scarti di lavorazione, riesce a cogliere alcuni elementi che segnano il passaggio dell’uomo, come le strade, i campi coltivati intensivamente, gli impianti di bonifica, i complessi industriali. Compare la desertificazione, l’antropizzazione spinta, la Terra trasformata e ferita con le sue cicatrici industriali.
velature o di accostamenti cromatici molto studiati. Il paesaggio ritratto dal satellite, benché sfugga a ogni caratterizzazione geografica e a ogni tentativo di tracciare linee nette tra solidi e liquidi, tra terre emerse, fiumi, minerali, scarti di lavorazione, riesce a cogliere alcuni elementi che segnano il passaggio dell’uomo, come le strade, i campi coltivati intensivamente, gli impianti di bonifica, i complessi industriali. Compare la desertificazione, l’antropizzazione spinta, la Terra trasformata e ferita con le sue cicatrici industriali.
L’arte di Maria Candeo si immerge in tutto questo e
documenta quanto questo processo si sia ormai spinto verso una deriva
difficilmente recuperabile.
Nelle sue opere più recenti, la visione satellitare si
abbassa e lascia spazio a quella più prossima del drone. Si riconoscono le
strade percorse dalle pattuglie degli eserciti nelle missioni in Afghanistan, i
vulcani trasformati in colori
luminescenti dalle fotocamere termiche, le lottizzazioni ai confini delle terre aride, le discariche minerarie, gli scarichi
industriali, le velme e le barene della laguna di Venezia.
Sono queste le suggestioni che guidano la mano di Maria
Candeo, sia quando si affida ai pigmenti e all’olio, sia quando graffia la
lastra, per riportare, a monito per le generazioni future, le pesanti e
pericolose alterazioni del territorio o meglio, le cicatrici lasciate
dall’intervento dell’uomo sul pianeta.
Maria Candeo
(1974). Note biografiche.
Maria Candeo, padovana, è diplomata
all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dopo una laurea in lingue e letterature
straniere e una carriera in una multinazionale ha deciso di concentrarsi su
pittura e incisione. Quasi per contrappasso, a Forte Marghera ha approfondito
la ricerca sui paesaggi dai droni e dai satelliti, alla luce della trasformazione
del mondo globalizzato, interconnesso e "liquido".